REPORT

Si è tenuto a Pisa, presso l’aula magna storica della Sapienza, il 9 e 10 settembre, il Primo Convegno Nazionale Runipace.

Prof.ssa Enza Pellecchia e il Prof. Marco Mascia, Coordinatori RuniPace


La sessione inaugurale della prima giornata di Convegno si è aperta con i saluti della Prof.ssa Enza Pellecchia, Coordinatrice della Rete, che ha voluto innanzitutto sottolineare la determinazione di moltissimi/e rappresentanti degli Atenei (ad oggi 67) aderenti alla Rete nell’esserci (nonostante le difficoltà logistiche legate allo sciopero dei trasporti pubblici!) e il grande riscontro che l’iniziativa ha trovato da parte dei Rettori e delle Rettrici che hanno partecipato (anche in collegamento da remoto). Tra di essi, un saluto speciale è stato rivolto al Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella, il quale ha voluto sottolineare come l’incontro sia il segnale forte e chiaro che la pace non è una mera utopia, e che le Università possono scegliere di stare dalla parte dell’umanità, facendosi carico di formare generazioni in grado di dialogare, nelle guerre, e di evitarle.

Molti altri Rettori e Rettrici hanno portato saluti e messaggi di sincera convinzione ed emozione nel far parte della Rete. Tra di essi, il Rettore dell’Università degli Studi di Brescia, Maurizio Tira, ha ricordato la cerimonia, nel 2018, di richiesta di perdono alle Comunità ebraiche nell’anniversario della promulgazione delle leggi razziali, nata da un’idea di Paolo Mancarella, come scintilla per tutta un’altra serie di iniziative che hanno visto il coinvolgimento congiunto dell’Università e della società civile. La Rete universitaria – ha aggiunto – testimonia l’apertura al mondo e la capacità di risposta degli Atenei rispetto alle sollecitazioni del mondo esterno: in questo momento storico è importante rimanere collegati, con atteggiamento collaborativo, non competitivo.

La Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Sabina Nuti, ha evidenziato l’importanza di Runipace, iniziativa che si sintonizza pienamente con le migliori vocazioni della scuola, ed ha concordato con l’osservazione che l’adesione alla Rete aiuti a trovare la forza di prendere posizione in modo netto, con consapevolezza, affrontando la difficile situazione mondiale.

Stefano Bronzini, Rettore di Bari, ha ricordato i 165 conflitti nel mondo, molti dei quali trattati con indifferenza, ed ha asserito che compito della Rete è coltivare e diffondere una educazione alla pace, che passi innanzitutto attraverso il linguaggio. Ha rammentato la complessa genesi dell’art. 11 della Costituzione italiana, che dopo l’iniziale proposta del termine “rifiuta” la guerra, ha adottato la più incisiva espressione “ripudia” la guerra, a sottolineare l’inconcepibilità di quest’ultima. Ha infine ricordato come le disuguaglianze siano il preludio della conflittualità: è anche all’eliminazione di queste che Runipace deve mirare.

Giovanni Molari, in rappresentanza dell’Università di Bologna, ha richiamato alla necessità di uno stretto allineamento, tra gli Atenei, soprattutto per monitorare e indirizzare le politiche nazionali: occorre che arrivi il messaggio, alla società in primo luogo, che le università italiane sono impegnate per la pace.

Claudio Pettinari, Rettore dell’Università di Camerino, ha ringraziato il Rettore Mancarella per avere con perseveranza, in ogni occasione possibile, cercato di coinvolgere i Colleghi rettori a far parte di Runipace. L’educazione alla pace, all’amore, all’altruismo, non può essere limitata a singole iniziative, a singoli corsi di laurea, ma dovrebbe passare attraverso la creazione di “crediti” di educazione alla pace in ogni corso.

Concorde la Prorettrice Francesca Longo, in rappresentanza del Rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo: gli studi sulla pace sono necessari in tutte le discipline, ancor più ora che sta tornando in auge l’idea, che la guerra sia in questa fase un male necessario per l’ordine internazionale.

Alessandra Petrucci, Rettrice dell’Università di Firenze, ha ricordato come anche questo Ateneo da anni cerchi di offrire azioni concrete a favore delle fragilità, per diffondere quelli che sono anche i valori di questa Rete, come la tolleranza e l’inclusione, nella consapevolezza che l’educazione deve seguire il modello multiculturale.

Gian Luca Gregori, Rettore della Università Politecnica delle Marche, ha ricordato come la marcia per la pace, capitanata da Maurizio Oliviero, Rettore dell’Università di Perugia, abbia permesso di rappresentare il sistema delle università nella società civile.

Il Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Carlo Adolfo Posti, ha augurato che Runipace, muovendosi nel solco dei principi costituzionali legati alla dignità della persona (libertà, giustizia, democrazia) possa promuovere una cultura del rispetto e indirizzare il lavoro di ricerca all’analisi delle disuguaglianze che spesso sono causa dei conflitti.

Daniela Mapelli, Rettrice dell’Università di Padova, ha ricordato che quest’ultima condivide da secoli i principi della Rete, attraverso un impegno sancito anche dall’art. 1 del proprio statuto, a promuovere una cultura fondata su valori della pace e dei diritti umani, dell’ambiente e della solidarietà internazionale. Un impegno che si è concretizzato, tra l’altro, nella creazione del Centro diritti umani Antonio Papisca, diretto da Marco Mascia, che lavora per portare nella società i frutti degli studi sulla pace.

Paolo Andrei, Rettore dell’Università di Parma, ha ringraziato tutte e tutti coloro che nel corso degli anni hanno voluto fortemente la creazione di questa rete, specialmente i professori Mancarella, Tira, Pellecchia, Pagliara. Il tema portante – ha affermato – è che tutta l’attività di ricerca deve essere tesa al rispetto della dignità umana e al contrastare l’indifferenza: si tratta di un messaggio fondamentale da portare avanti nel tempo.

Antonella Forlino, Prorettrice alle relazioni internazionali, nelle veci del rettore Francesco Svelto dell’Università di Pavia, ha menzionato la lunga tradizione di difesa dei valori fondamentali della pace, inclusione e libertà di espressione che l’Ateneo vanta, segnata, tra l’altro, dall’adesione alla rete Scholars at Risk e al Manifesto dell’università inclusiva. Ha convenuto pienamente con i Colleghi e le Colleghe che, per affrontare le problematiche dell’attualità, sia essenziale il coordinamento che la Rete è in grado di stabilire.

Maurizio Oliviero, Rettore dell’Università di Perugia, ha aggiunto, alle parole chiave menzionate dai Colleghi, indifferenza e disuguaglianza, la parola memoria: conoscere le ragioni delle scelte valoriali del Costituente è essenziale per non ripetere gli errori del passato, per prevenire le guerre. In questo, non possiamo limitarci ai conflitti di prossimità: l’impegno degli Atenei va esteso, e in questo la Rete ha un ruolo centrale, suscettibile di ulteriori sviluppi (è possibile immaginare già una Rete europea università della Pace!).

Tomaso Montanari, Rettore Università per Stranieri di Siena, ha affermato che l’impegno per la pace deve essere non uno tra tanti impegni delle università, ma il principale: le università servono a preparare generazioni in grado di prevenire le guerre, a parlare agli umani, a imparare a disertare, a non obbedire. Occorre ripudiare, innanzitutto culturalmente, la guerra, seguendo quella missione statutaria dell’Ateneo che è la costruzione della convivenza pacifica attraverso il pluralismo e il multiculturalismo.

Stefano Ubertini, Rettore dell’Università della Tuscia, ha osservato che la pace comincia nei corridoi dei nostri Atenei, anche tramite l’accoglienza degli studenti stranieri, alcuni dei quali provengono dalle guerre: abbiamo bisogno di ristabilire le priorità, e la priorità delle priorità è la pace. Una parola che deve avere eco fuori, da questi corridoi.

Giorgio Alberti, delegato all’internazionalizzazione dell’Università di Udine, in rappresentanza del Rettore Roberto Pinton, ha ricordato come l’Ateneo di Udine si collochi in un territorio storicamente attraversato dalle guerre, ma che ha avuto la gioia di festeggiare l’ingresso dei vicini nell’Unione Europea, che è uno dei principali progetti di pace esistenti. Studiare e promuovere la pace deve essere la missione principale di tutti gli atenei del mondo.
Con questi interventi si è chiusa la sessione inaugurale ed il Convegno è entrato nel vivo delle relazioni tematiche le quali, come ha ricordato la Prof.ssa Enza Pellecchia hanno avuto lo scopo di fornire ispirazione per eventuali iniziative analoghe di creazione di percorsi di studio e di formazione volti a fare delle Università dei luoghi di pace.

La parola è dunque passata al Prof. Marco Mascia, il quale ha tenuto a ricordare che, oltre alla nascita della Rete Runipace, una serie di eventi significativi hanno segnato recentemente il legame tra le Università e il tema della pace. Tra questi, nel 2021 la partecipazione straordinaria dei Rettori alla Marcia della Pace PerugiAssisi, la co-promozione, da parte di Runipace, Comune di Parma e Università di Parma, in occasione del 60° anniversario della Marcia PerugiAssisi, dell’iniziativa “Facciamo pace!” – la Conferenza nazionale sulla cultura di pace, molto partecipata da studenti e studentesse delle scuole superiori, e l’adesione di Runipace alla marcia straordinaria PerugiAssisi della pace e della fraternità (24 aprile 2022). È fondamentale consolidare i rapporti di collaborazione, sia formalmente che sostanzialmente, rivolgendo un’attenzione particolare al mondo della scuola, a partire da quell’interstizio che è l’insegnamento dell’educazione civica istituito con legge.

La relazione della Prof.ssa Sonia Paone, dal titolo “Didattica universitaria e pace, l’esperienza di Pisa”, ha messo in luce come la postura assunta dal Corso di Laurea in Scienze per la pace affondi le proprie radici nell’esperienza del Cisp – Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace, oltre che in quelle internazionali della Peace research. È un Corso che è nato con una natura interdipartimentale e dunque interdisciplinare, e che ha coltivato sempre uno stretto rapporto con la società civile. Anche l’ascolto di studentesse e studenti, ha aggiunto, costituisce una caratteristica portante: così sono stati creati i vari curricula, la cooperazione con Brescia e la co-tutela con Paris-Daufine.

È stata poi la volta della relazione del Prof. Carlo Alberto Romano, della University for Peace di Brescia, dal titolo “Didattica universitaria e pace, l’esperienza di Brescia”, il quale ha innanzitutto evidenziato la responsabilità sociale dell’Università, che la definizione “Terza Missione” (come funzione aggiuntiva e non pervasiva) non restituisce appieno. Un altro passaggio importante – ha ricordato – è stata l’intuizione del Prof. Calore di introdurre il concetto di pace come snodo fondamentale per la propulsione di tutti i saperi. A partire da essa, si attivò in seguito una convenzione con l’Associazione familiari Caduti Strage di Piazza della Loggia, di Brescia (in cui sono entrate successivamente Provincia e Comune di Brescia), dalla quale scaturirono una serie di convegni e seminari e la costruzione del centro studi e ricerche della University for Peace, interdisciplinare, con forte propensione a occuparsi di temi legati al terrorismo e una collaborazione con Casa della memoria. Infine, si è creata la combinazione delle diverse proposte didattiche con Pisa, dove Brescia offre la propria specifica competenza sul territorio e la possibilità di accedere a esperienze concrete.

Il Dott. Andrea Valdambrini ha portato la propria testimonianza con la relazione “L’Università come luogo di lavoro in cui promuovere una cultura organizzativa sensibile alla trasformazione dei conflitti”. Ha condiviso la storia della creazione e del consolidamento, all’interno del Cisp, a partire dal 2017, di una serie di seminari per la gestione dei conflitti nei luoghi di lavoro secondo un approccio non violento. I corsi hanno interessato un pubblico via via sempre più numeroso ed eterogeneo (personale tecnico-amministrativo, docenti, dirigenti amministrativi, direttori di dipartimento, direttori di centro e sistema dell’università). Infine, Valdambrini ha richiamato la collaborazione con la University for Peace di Brescia, con un primo ciclo seminari formativi nel 2021, e un secondo nel 2022, di introduzione ai temi dei corsi suddetti, cui ha fatto seguito un corso di approfondimento in “gestione dei conflitti all’interno delle organizzazioni”, anch’esso con pubblico eterogeneo. Ha messo infine in evidenza come i Corsi del Cisp presentino alcune caratteristiche comuni, come il bilanciamento tra formatori e formati e l’attenzione agli obiettivi dell’Agenda 2030, tutti legati alla certificazione di qualità nell’ambito della peace research (un percorso che il Cisp ha scelto dal 2014, impegnativo dal punto di vista burocratico ma assai utile per strutturare corsi in modo più efficace).

Il Convegno ha proseguito, poi, con la relazione curata da Marco Mancini, gestore del sito di Runipace, dal titolo “Il nuovo sito e la campagna di comunicazione: proposte”. Mancini ha segnalato come la partecipazione da parte degli Atenei a Runipace sia aumentata e come si avverta pertanto l’esigenza di ampliare e approfondire la comunicazione. Ha esposto quindi alcune idee per migliorare la comunicazione, con l’obiettivo di consolidare il posizionamento strategico di Runipace, consentendole di affermarsi quale osservatorio di eccellenza nel panorama nazionale, con una spiccata riconoscibilità.

Conclusa la relazione di Mancini, l’Assemblea ha proceduto alla votazione sul regolamento Runipace, che è stato approvato all’unanimità.
Il passaggio successivo è stato dedicato alla nomina dei Coordinatori, nei Professori Enza Pellecchia e Marco Mascia, nella prospettiva di dar vita ad una doppia figura di coordinamento. In effetti, i predetti sono stati nominati all’unanimità per acclamazione, con grande entusiasmo generale vista la qualità e l’efficacia riconosciuta al lavoro svolto da entrambi negli scorsi mesi, come rimarcato da numerosi interventi dei/delle presenti.

A questo punto, i lavori dell’assemblea si sono dedicati alla formazione dei gruppi di lavoro, dai quali sono emerse molte proposte, tra le quali: gruppo per la creazione di un dottorato sui peace studies, per la comunicazione con le scuole, per l’educazione alla pace nelle scuole, per la gestione del sito Runipace, sulle migrazioni, per “Costruire città pacifiche”, sulle spese militari e disarmo, “Lavorare in pace”, gruppo linguaggio e/o comunicazione, Etica degli scienziati/Scienza e tecnologie della pace, per la didattica negli Atenei, gruppo mediazioni, Diritti umani e inclusione.
La sessione successiva è stata dedicata all’esposizione e ascolto di alcune relazioni sul tema: “Fare rete con altre reti”.

La prima di esse è stata curata dalla Prof.ssa Ester Gallo (Università di Trento), referente Sar, Rete nata negli Usa 1999, in Italia nel 2019, arrivata a 34 membri, tra Atenei e Istituti di ricerca, che ha al suo interno 3 tipi di attività: la protezione verso ricercatori a rischio, con borse di studio dai 3 ai 12 mesi (in alcuni casi 3 anni); l’advocacy su casi che riguardano ricercatori/trici e studenti/esse; la difesa della libertà accademica, di manifestare la propria opinione nella sfera pubblica “without fair and favour”. Tra i 34 aderenti c’è un clima di grande solidarietà e ci sono elementi di dialogo con altre reti, come la solidarietà verso colleghi che si espongono per la pace. La Prof.ssa ha infine individuato alcune forme di collaborazione con Runipace, tra le quali spicca il lavoro congiunto affinché le istituzioni non lascino i singoli atenei soli nel rispondere all’emergenza degli accademici in fuga.

Il Prof. Lelio Iapadre (Università dell’Aquila) ha poi condiviso la propria esperienza di referente della Rus (Rete Università per lo sviluppo sostenibile), nata nel 2016, che conta oggi 81 atenei ed è tuttora in espansione. È importante – ha asserito – non dimenticare la parola “sviluppo”, che spesso rimane in secondo piano per far spazio alla dimensione ambientale: lo sviluppo è fondamentale, non solo in senso tradizionale, come crescita economica, ma per gli aspetti sociali che implica. Iapadre ha poi riferito che la Rete conta 7 gruppi di lavoro (educazione, energia, cambiamento climatico, mobilità, risorse e rifiuti, cibo e neonato gruppo inclusione e giustizia sociale), che adottano, peraltro, un metodo di lavoro volto alla standardizzazione delle metriche e dei criteri teorici per valutare i risultati. A questo proposito, ha ricordato che è stata istituita una collaborazione tra alcune Università aderenti e il Forum disuguaglianze e diversità, che ha influito – attraverso il lavoro di un gruppo misto appositamente istituito su invito del Ministero dell’Università e della ricerca e del CNEL – sui criteri Anvur per la valutazione dei casi studio della Terza missione. Iapadre ha infine invitato a dare spazio, come Runipace, al tema della tutela dei diritti umani, auspicando che essa possa trasmettere proposte al governo italiano, nonché al rapporto tra sviluppo locale e internazionale (che coinvolge anche la questione di come frenare il processo di spopolamento), al di là della logica della contrapposizione di identità, concetto sterile e polarizzante.

La Prof.ssa Valeria Saggiomo (Università di Napoli l’Orientale) ha poi riferito sull’attività del CUGS (Coordinamento universitario per la cooperazione allo sviluppo), nato formalmente nel 2007, formato ad oggi da 40 atenei. Tra le varie sue attività, esso supporta la partecipazione di studenti provenienti da paesi in via di sviluppo ai programmi di ricerca, fornisce supporto tecnico alle istituzioni sui progetti di sviluppo approntati in sede ministeriale, promuove la cooperazione tra enti omologhi. Ha ricordato come il Congresso triennale tenutosi a Napoli nel 2022 abbia visto anche partecipazione di Rus, Runipace e Cugs, e come in tale occasione sia emersa l’importanza del parternariato quale modalità operativa chiave per costruire sistemi inclusivi. Ha infine richiamato l’importanza di collaborare rafforzando il dialogo anche attraverso la istituzionalizzare della prassi di incontrarsi, con congressi due volte l’anno, e facendo sistema, insieme alle istituzioni, sui temi della pace, che è precondizione per lo sviluppo.

Ha concluso il ciclo di relazioni la Dott.ssa Luisa del Turco (Università di Roma “La Sapienza”), referente del Tavolo interventi civili di pace, una Rete dedicata agli interventi di volontari e professionisti per una pace positiva, formatasi negli anni ’90 e il cui operato si è rafforzato con l’avvio dei c.d. interventi umanitari, nonché con la nascita dell’Agenda Donne Pace Sicurezza, che promuove partecipazione donne processi di pace riconoscendo loro ruolo attivo nel corso della storia e prevenzione dei conflitti, ed è volta a porre fine all’uso della guerra come modo di risoluzione delle controversie internazionali. Ha affermato come il metodo prediletto di trasformazione del conflitto segua lo schema di Galtung, avendo a cuore l’analisi del problema che provoca il confitto, ma anche i comportamenti e le emozioni che questo suscita nelle persone. Ha richiamato le normative di interesse per il Tavolo ed ha infine tracciato alcuni percorsi sui quali potrebbe collocarsi la collaborazione con Runipace. Quest’ultima, in particolare, potrebbe dare suggerimenti al legislatore su come rafforzare l’azione di pace attorno al nesso “sviluppo umanitario – diritti umani – pace”, approntare Corsi universitari su Donne Pace Sicurezza (come già alla Sapienza di Roma esistono), sostenere l’attività delle organizzazioni della società civile orientata all’azione nonviolenta, mettendo al centro il coinvolgimento diffuso dei giovani.

La Sessione del sabato mattina è iniziata con l’organizzazione del lavoro dei gruppi, non prima, però, di avere proficuamente dibattuto su una questione metodologica che è apparsa prodromica rispetto al lavoro sui contenuti: come misurare gli obiettivi che i gruppi, auspicabilmente, dovrebbero darsi? La riflessione di metodo è scaturita dall’invito di Lelio Iapadre a definire criteri teorici per misurare il cambiamento prodotto dal lavoro dei gruppi, sottolineando l’inadeguatezza degli indicatori quantitativi dalla VQR terza missione e la necessità di criteri qualitativi. In molti hanno convenuto come sia fondamentale un lavoro di questo tipo, pur nella consapevolezza che tante attività non possono essere misurate. Quindi è stata auspicata una valutazione gruppo per gruppo sulla possibilità di adottare misuratori, alla quale faccia eventualmente seguito l’individuazione concreta dei parametri di concerto con le organizzazioni sociali che operano nei rispettivi ambiti.

A queste riflessioni preliminari è seguito il lavoro concreto dei gruppi che si sono di fatto riuniti nelle singole aule messe a disposizione e che, all’esito del lavoro svolto, ne hanno restituito i frutti all’Assemblea. Le restituzioni hanno peraltro presentato interessanti e strette connessioni, mostrando di condividere tematiche, approcci, metodi. Tra gli elementi in comune che sono risaltati, sono da menzionare, in particolare: la constatazione della natura interdisciplinare delle singole competenze, gli obiettivi di definizione linguistica, di produzione di azioni concrete e di misurazione dei risultati relativi, la volontà di aprirsi alla società e al territorio creando una presenza stabile e duratura, favorendo la partecipazione di studenti/esse, di creare legami istituzionali per dare sostegno e promozione alle politiche di pace nel nostro Paese, influendo nei processi decisionali, e di diffondere una cultura di pace attraverso la creazione di occasioni di dibattito scientifico a più livelli possibile.

È stata quindi proposta la pianificazione dei prossimi incontri dei gruppi e degli atenei. Dopodiché, i Coordinatori hanno chiuso i lavori esprimendo un emozionato ringraziamento per le due intense giornate di scambio e costruzione di pace.