ALESSANDRA CORDIANO

Coordinatrice gruppo "Donne, Pace e Sicurezza"
Università di Verona
Dip. di Scienze Giuridiche
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alessandra.cordiano@univr.it

Composizione del Gruppo di Lavoro

  • Alessandra Cordiano (Verona)
          Coordinatrice
  • Antonella Nuzzaci (L’Aquila)
  • Lucia Corso (UniKore)
  • Maria Paola Monaco (Firenze)
  • Federica Tescione (Reggio Calabria)
  • Serena Vantin (Bologna)
  • Raffaele Cadin (Roma Sapienza)
  • Silvia Nanni (L’Aquila)
  • Rossella Del Prete (UniSannio)

Donne, Pace e sicurezza

La Risoluzione 1325 su “Donne, Pace e Sicurezza”, approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU il 31 ottobre del 2000, è la prima in assoluto che menziona esplicitamente l’impatto della guerra sulle donne ed il contributo delle stesse nella risoluzione dei conflitti per una pace durevole. Quattro sono gli obiettivi che la Risoluzione 1325 fissa: riconoscere il ruolo fondamentale delle donne nella prevenzione e risoluzione dei conflitti; prevedere una maggiore partecipazione nei processi di mantenimento della pace e della sicurezza nazionale; adottare una “prospettiva di genere”; formare il personale sui diritti delle donne.

Fondamento di Risoluzioni successive dal contenuto più specifico, la  Risoluzione 1325 delinea un vero e proprio sistema di obiettivi a garanzia della prevenzione, della partecipazione e protezione delle donne nei contesti di conflitto (paradigma delle 3”P”), rappresentando, ancora oggi, uno degli strumenti più efficaci per il riconoscimento del ruolo femminile attivo nella promozione della pace. A monte di questo approccio, sta la consapevolezza che fino ad oggi le donne sono state sistematicamente messe da parte nella creazione e sviluppo dei sistemi di sicurezza: continuano ad essere percepite come vittime, più che come soggetti dei processi di cambiamento. Non solo le politiche che le riguardano sono sempre state marginali e secondarie, ma la loro stessa partecipazione alla strutturazione del contesto di sicurezza è stata minima.

La risoluzione 1325 chiarisce che la sicurezza e l’insicurezza hanno un’influenza diversa sugli uomini e sulle donne, a causa della diversità di “ruoli” sociali. Questa diversità diventa più marcata nei conflitti (con l’incremento di violenze, torture, lavoro forzato, traffici illegali), ma anche nei percorsi di riappacificazione e ricostruzione di società in transito alla democrazia, dove le istituzioni sono ancora deboli.

L’inclusione delle donne nei processi di riappacificazione e ricostruzione non è esclusivamente a beneficio delle stesse, ma per tutta la collettività: non si tratta solo di immaginare soluzioni ai problemi del mondo femminile, bensì di fare in modo che siano le donne stesse ad avere un peso politico ed economico maggiore nell’ideazione e applicazione di meccanismi partecipativi e risolutivi. Lo sguardo delle donne arricchisce la costruzione della pace, rendendola più stabile.